La giovinezza sta nel provare ogni giorno le proprie idee e passioni contro la realtà, per vedere se tagliano” (Ugo Ojetti)
Oggi su #MOVETODAY ho il piacere di pubblicare l’intervento inviato dal coach Andrea Baldo, dove ha voluto scattare un’istantanea dell’attività fisica negli ultimi anni in Italia, riferendosi soprattutto al settore giovanile.
Andrea è laureato in scienze motorie sport e salute e opera da diversi anni nel mondo del calcio (conseguendo i patentini UEFA B e C) e dell’atletica leggera. Inoltre è impegnato nei progetti motori rivolti alle scuole primarie.
Lo ringrazio per aver mandato il suo punto di vista su questo argomento che, soprattutto dopo l’eliminazione della nazionale dai mondiali di calcio, ha puntato i riflettori sull’educazione motoria.
“Milano, 13 novembre, ore 22.45, da pochi minuti è terminata la partita Italia-Svezia, playoff valido per la qualificazione ai mondiali di calcio di Russia 2018.
L’Italia, dopo la sconfitta per 1-0 a Solna, non è riuscita a ribaltare il risultato, pareggiando per 0-0 nella gara di ritorno. E’ la fine di un’era e di un movimento nazionale che, dagli anni ’30 ad oggi, aveva ben figurato nel panorama calcistico internazionale, e che solo una volta non aveva centrato la qualificazione ad una coppa del mondo.
“È l'apocalisse!” titolano i giornali, riportando le frasi del CT Ventura e del presidente federale Tavecchio. E’ veramente la fine del calcio italiano? Oppure può essere un nuovo punto di partenza da cui trarre esperienza e consapevolezza per non ripetere gli stessi errori, non solo dal punto di vista calcistico ma anche da quello che riguarda un'intera cultura sportiva nazionale?
Il primo errore non deriva dalle scelte tattiche o tecniche dell'allenatore, discutibili o meno, ma da una cultura "pressapochista" nei confronti dell'attività fisica radicata ormai nel nostro paese. Lo sport è considerato per la gran parte un semplice passatempo.
Non viene visto come parte di uno stile di vita sano, necessario per godere di un buono stato di salute e benessere fisico e mentale.
Partiamo dal principio, i bambini fanno sempre meno attività motoria, a partire dal sistema scolastico che, nella maggior parte dei casi, sono costretti a stare seduti 8 ore al giorno sopra a delle sedie inadatte, che non fanno altro che creare vizi posturali.
Inoltre, nella scuola primaria, l'attività motoria, per i più fortunati ammonta a sole due ore alla settimana. Per non parlare delle attrezzature, le palestre sono fatiscenti e il materiale è vecchio e inutilizzabile.
Il bambino è come una "spugna-gommosa", spugna perché assorbe velocemente i vari insegnamenti, gommosa perché ha una grande capacità elastica sia fisica che mentale.
Nelle prime fasi della crescita è possibile imparare molto più di quanto si potrebbe imparare per il resto della vita dal punto di vista motorio.
Purtroppo in questo momento, nella scuola primaria pubblica non esiste un insegnante specializzato nell'insegnamento dell'educazione motoria per sviluppare gli schemi motori di base.
Quindi ricapitolando, poche ore di motoria, senza un esperto e in ambienti inadatti nella maggior parte dei casi, sembra non esserci molta attenzione per la cultura sportiva dei giovani. Mi verrebbe da dire che i bambini quando non sono a casa, sono al parco o in cortile a giocare, non sempre è così, e se ci sono, non sono molti ormai.
Molti giovanissimi, sono attratti dalle nuove tecnologie che, oltre a far muovere i pollici, non allenano altro, con la triste conseguenza che i parchi rimangono vuoti come il bagaglio motorio personale.
Per fortuna ci sono rimaste le scuole sportive dei vari sport, anche se, pure in questi contesti, sono presenti problemi che riguardano l'aspetto organizzativo e strutturale.
Si chiamano scuole, quindi bisogna imparare e per imparare ci vogliono persone qualificate che insegnano, come può essere il laureato in scienze motorie.
Starai pensando che tutto questo non c'entra niente con quello che è successo con la nazionale, ma, personalmente, non ne sono molto sicuro.
Tutto è nato da questa cultura totalmente errata che si affida al caso, dove un giorno, si spera che dal nulla possa nascere un campione.”
“Semina un pensiero e raccogli un’azione;
Semina un’azione e raccolgi un’abitudine;
Semina un’abitudine e raccolgi un carattere;
Semina un carattere e raccogli un destino.”
(Swami Sivananda)
Io penso che sia difficile coltivare un talento se non c'è la base per poterlo fare.
E’ possibile fare ciò con dei bambini che svolgono al massimo 2 ore di movimento settimanale?
In altre realtà europee investono sullo sviluppo delle capacità motorie dei loro bambini, trasmettendo la cultura del movimento, per almeno un’ora al giorno con l’ausilio di un esperto in strutture che in Italia sono fantascienza.
E’ anche vero però, che ognuno deve combattere con le armi che ha a sua disposizione.
E la nostra arma è proprio la cultura del movimento.
Essa si crea e si radica nel tempo con il buon esempio: è facile dire che è necessario fare attività fisica mentre inesorabilmente il girovita aumenta.
Se ci credi veramente inizia a muoverti con più frequenza, vedrai che per tuo figlio, la tua compagna, per le tue amicizie, e così via, sarà più facile crederci e seguirti in ciò che fai.
E’ inutile cercare alibi che partono dal classico “non ho tempo”, dobbiamo avere il coraggio di cambiare mentalità e di investire sul futuro dei nostri giovani atleti.
D’altronde ci si può muovere ovunque e in qualsiasi momento, con il supporto di un professionista, partendo da oggi!
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